I confronti tra chi detiene il potere e chi ne è privo sono carichi di inganni: i subordinati fingono deferenza, mentre i potenti affermano sottilmente il proprio dominio. Contadini, servi, intoccabili, schiavi, lavoratori e prigionieri non sono liberi di esprimere apertamente il proprio pensiero in presenza del potere. Questi gruppi subalterni elaborano invece un discorso segreto, una critica del potere pronunciata alle spalle dei dominanti. Allo stesso tempo, anche i potenti sviluppano un linguaggio privato per discutere pratiche e obiettivi del proprio dominio che non possono essere apertamente dichiarati.
In questo libro, il celebre scienziato sociale James C. Scott propone un’analisi penetrante dei ruoli pubblici assunti da oppressi e oppressori, e del tono beffardo e vendicativo che entrambi assumono fuori scena—quelli che definisce “trascritti pubblici” e “trascritti nascosti”. Attraverso esempi tratti dalla letteratura, dalla storia e dalla politica di diverse culture del mondo, Scott esplora le molteplici forme di questa dinamica e le tensioni e contraddizioni che essa rivela.
Scott descrive la resistenza ideologica dei gruppi subordinati—attraverso pettegolezzi, fiabe popolari, canzoni, barzellette e rappresentazioni teatrali—e il loro ricorso all’anonimato e all’ambiguità. Analizza anche le strategie delle élite dominanti per costruire un’immagine di egemonia mediante parate, cerimonie di stato e rituali di subordinazione e scuse pubbliche. Infine, individua—attraverso citazioni che spaziano dai ricordi degli schiavi americani alle testimonianze dei cittadini russi all’alba della glasnost di Gorbaciov—l’“elettricità politica” che si sprigiona quando, per la prima volta, il trascritto nascosto viene pronunciato apertamente di fronte al potere.
Questa opera fondamentale ridefinisce la nostra comprensione della subordinazione, della resistenza, dell’egemonia, della cultura popolare e delle idee che alimentano la rivolta.